La Parola non smette di stupirmi perchè mi offre costantemente la possibilità di capire che cosa voglia davvero dire seguire Gesù, rifuggendo dagli stereotipi che la il senso comune ci ha trasmesso… Ciò che emerge è che non c’è una maniera predefinita: chi segue Cristo non è intruppato, non è omologato, in un cliché predefinito! Nella prima lettura si narra l’esperienza di Paolo, agli arresti domiciliari per due anni, eppure attivissimo nella testimonianza di fede: «accoglieva tutti quelli che venivano da lui, annunciando il regno di Dio e insegnando le cose riguardanti il Signore Gesù». Non ci vuole la chiesa, l’oratorio, il computer, le processioni… basta la testimonianza di una vita infuocata dalla Grazia! Nel Vangelo troviamo Pietro che interroga Gesù sul destino di Giovanni e si sente rispondere: «Se voglio che egli rimanga finché io venga, a te che importa? Tu seguimi». Pietro deve seguire Gesù, deve stargli dietro, deve rimanere attaccato a Lui – forse deve proprio diventare discepolo! -, Giovanni, invece, deve “rimanere”, deve restare in quella comunione che ha dimostrato di avere fino a quel momento… Ognuno ha il suo modo, adattato alla sua persona! Cerchiamo il nostro e accogliamolo senza fare sempre confronti con gli altri: siamo originali, non fotocopie, diceva il beato Carlo Acutis! Buona giornata