San Paolo ha un vocabolario particolarissimo dove emerge come tutte le azioni che il cristiano compie sono “in” Cristo. Significa che non c’è nulla di individuale in chi fa esperienza del Vangelo: tutto ciò che l’uomo fa è “con Cristo, per Cristo
e in Cristo”. Non si può dire che qualcosa è fatto dall’uomo e qualcosa da Dio, ma tutto è in sinergia!
Questo perché? Perché Dio è così! Il Padre è nel Figlio e il Figlio è nel Padre… ciò che fa il Padre è ciò che fa il Figlio… chi vede il Figlio vede il Padre… tutto è opera di una comunione intima, l’uno nell’altro! Questo modo di essere è comunicato pari pari al battezzato: come dice san Paolo, «non sono più io ma Cristo che vive in me»!
Ed è proprio la promessa che Gesù fa ai suoi discepoli, prima di tornare al Padre: «se uno mi ama noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui». La Trinità – il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo – è nell’uomo, lo inabita, plasma il suo modo di pensare e di vivere, nel momento in cui l’uomo la accoglie!
Questa inabitazione non è una occupazione, una usurpazione, ma una accondiscendenza all’amore: il Padre e il Figlio si
amano e fanno le cose insieme… così, se l’uomo li ama, è un tutt’uno con loro e niente si potrà opporre all’agire in questa
comunione profonda!
L’Apocalisse descrive con una bellissima immagine poetica questa condizione di illuminazione intima che scaturisce dal
Battesimo: «La città non ha bisogno della luce del sole, né della luce della luna: la gloria di Dio la illumina e la sua lampada è l’Agnello». Che meraviglia: la luce non è una questione esteriore ma interiore! Non c’è bisogno che la vita sia sempre luminosa per camminare spediti… nel momento che c’è da attraversare il buio della notte, la luce che viene dalla fede è capace di illuminare i sentieri più bui e impervi…