Giorno per giorno il tempo passa ma, come l’acqua sul letto dei fiumi, segna il suo passaggio. Non è vero che il tempo medica le ferite quasi che, dissolvendosi il ricordo, le scelte fatte sfumano nel nulla… il tempo è impalcabile: passa ma traccia un solco profondo nel vissuto di ciascuno! Per questo è importante e non deve essere assolutamente lasciato scorrere superficialmente.

La scansione ciclica che cronologicamente l’uomo ha dato al tempo sembra imbambolarci nella percezione che la vita non finisca mai: finito un anno ne viene un altro e si lavora e si riposa, si piange e si ride, come sempre si è fatto… Non è affatto così! C’è il tempo della giovinezza che trascorre come se niente potesse fermarci ma, poi, tutto ritorna con gli interessi, chiedendo ragione delle scelte operate. E c’è chi ha riso tanto e non ride più e c’è chi ha pianto tanto e non piange più…

Da qui, il senso dell’anno liturgico, con all’inizio l’Avvento: il tempo ha la sua ragione e il suo significato nel suo approdo che è l’incontro con Dio Padre. La fede ci offre una concezione lineare del tempo dove ogni singolo atto è fondamentale: non c’è maniera di “farla” franca… ogni scelta ha un peso determinante nell’esito della nostra storia personale!

Ecco allora l’esortazione di Gesù nel Vangelo: «Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere, e di comparire davanti al Figlio dell’uomo». Cosa sta per accadere? Il caso serio della vita: l’incontro con la Verità della nostra umanità! Si può vivere frodando, imbrogliando, odiando, uccidendo, violentando, ma un giorno si dovrà fare i conti con Colui che ci metterà di fronte alla nostra responsabilità e al nostro male e ci chiederà conto di tutto il male fatto…

Non è Dio che dobbiamo temere ma il nostro vuoto…