In una relazione che si fa seria, ad un certo punto, viene da chiedere: “Ma io chi sono per te?”. Una ragazza, un ragazzo, una moglie, un marito, hanno bisogno di capire il proprio peso nel cuore dell’altro… È vero che uno lo può capire e desumere da tutta una serie di parole e di gesti ma l’esplicitazione diretta ha tutt’altro valore!
È così che Gesù, dopo aver vissuto un po’ di esperienze significative con i Dodici, sente l’esigenza di sondare la consistenza del suo impatto nella loro vita. A Gesù non interessano le relazioni liquide, tanto di moda oggi… desidera legami forti, totalizzanti, impegnativi! Non ovviamente per intenti possessivi ma per una vera incidenza salvifica!
Ritengo che a questo livello si giochi gran parte della crisi di fede oggi in atto: una fede fluida, di semplice facciata, di stampo tradizionale, di matrice identitaria, non riesce ad esprimere tutta la portata salvifica dell’opera di Gesù! Nella fede o si è radicali, ci si gioca il tutto per tutto, o non c’è ragione. Non è un caso che proprio a questo punto Gesù espliciti la sua proposta di sequela in una dinamica chiara di scelta: «Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua». Non c’è spazio per i “se” e i “ma”, o dietro a Lui o dietro a se stessi! È previsto uno strappo chiaro, un taglio dal proprio io… Non è imposto nulla: ma occorre scegliere!
Come non riconoscere che abbiamo tradito non poco questa esigenza evangelica! Abbiamo fatto del cristianesimo una paccottiglia di buone intenzioni e di belle tradizioni, ma lo strappo dalle nostre prospettive lo abbiamo lasciato nel dimenticatoio… La Chiesa ha paura di chiedere radicalità per mantenere una parvenza di presenza nella società… ma è questo che Gesù ci ha chiesto?