«Molti, ascoltando, rimanevano stupiti e Gesù era per loro motivo di scandalo». Ecco l’esito dell’annuncio del Vangelo da parte di Gesù ai suoi compaesani: meraviglia per la profondità delle parole e, allo stesso tempo, chiusura e disprezzo per la persona. Al vero, al buono e al bello, se non è per presa di posizione preconcetta, non è possibile eccepire… allora ci si scaglia contro il testimone, trovando le scuse più varie e strampalate del caso…
È esemplare l’atteggiamento di Gesù: non si sottrae dal suo dovere di dire e raccontare le cose del Regno ma nemmeno si intestardisce nel tentativo di dimostrare ad oltranza le sue ragioni. Annuncia e va oltre! Sa che quanto ha detto e fatto, al tempo opportuno, porterà frutto. Ad ognuno il proprio compito: c’è chi semina, c’è chi fa crescere e c’è chi raccoglie!
Molto preziosi questi atteggiamenti per chi, anche oggi, è chiamato ad annunciare, a guidare, a educare secondo le logiche di Dio: spesso per non avere obiezioni e non affrontare il dissenso si omettono verità che appaiono scomode, si sospende il giudizio, si relega la fede alla sfera prettamente privata! Gesù ci invita a dire, a raccontare le cose di Dio, senza riduzionismi di sorta… e poi, lasciare all’opera dello Spirito il portarle a compimento!
Il nemico lavora sulle nostre insicurezze, punta il dito sulle nostre fragilità per indebolire il nostro slancio missionario! Ma noi non siamo chiamati ad annunciare noi stessi: la nostra coerenza non sarà mai in grado di sostenere la verità della chiamata ad una misura alta della vita! San Paolo ci insegna che proprio nella nostra debolezza traspare la potenza della Grazia: «Perciò mi compiaccio nelle mie debolezze, negli oltraggi, nelle difficoltà, nelle persecuzioni, nelle angosce sofferte per Cristo: infatti quando sono debole, è allora che sono forte».