«Viene dopo di me colui che è più forte di me»: sono le prime parole che Giovanni Battista pronuncia nel Vangelo di Marco. Sono espressione della consapevolezza del popolo d’Israele che l’attesa del Messia sta per compiersi. È stato importantissimo il percorso fatto dalla stirpe di Abramo ma è giunto il tempo per il salto di qualità! Giovanni Battista testimonia la sua relatività rispetto a Cristo. «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimen-to». Non solo Israele rende testimonianza a Cristo, ma anche il Padre! È Dio stesso che attesta il suo riconoscimento: Gesù è il Figlio nel quale il Padre si riconosce. Chi
vede il Figlio vede il Padre, perché il Figlio e il Padre sono una sola cosa. Due testimonianze: una umana e una divina. Gesù è il raccordo dell’attesa dell’uomo e dell’amore salvifico di Dio. In Gesù si incrociano mirabilmente la fede dell’uomo e la carità di Dio. Gesù è il palcoscenico dell’alleanza nuova ed eterna. Nell’evento del Battesimo misteriosamente si celebra l’immersione di Dio nell’umanità e l’emersione dell’umanità in Dio! Un dato che non ci può e non ci deve sfuggire è che Gesù in questo avvenimento non dice una parola, rimane in silenzio: sono l’umanità e la divinità a parlare. Lui è totale ascolto e obbedienza! Gesù non è l’uomo che sgomita o sbraita per mettersi in mostra e occupare la scena… e non è nemmeno il divino che si impone con la sua onnipotenza e la sua incontestabilità… Siamo di fronte ad una entusiasmante novità: la Verità si afferma non con prove portate personalmente a proprio favore ma grazie al riconoscimento altrui! Non è Gesù che cavalca la scena e si fa protagonista: sono Giovanni Battista e il Padre a indicarlo e metterlo al centro dell’attenzione! Val la pena seguirlo… Buona domenica