Sempre più difficile fare i pastori oggi. Da una parte si è proprio rifiutati in partenza e quindi nemmeno chiamati in causa… dall’altra si è costretti ad agire secondo quanto il mondo ormai ritiene un diritto… È incredibile: tentare di dire ad una famiglia che forse non è il caso che battezzi il bambino oppure dire ad una persona che un certo modo di pensare non è conforme al Vangelo è ritenuto un abuso di potere, una invasione di campo, una coercizione della coscienza! Essere battezzati, cresimati, comunicati, sposati, è un diritto: se uno lo vuole, il prete deve obbedire, non ha diritto di parola! Eppure, anche il Vangelo di oggi ci riporta parole di Gesù molto chiare al riguardo: «Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo». Esiste una condizione per cui uno non debba essere considerato discepolo! Gli “averi” non sono solo quelli economici, ma anche le proprie idee, i propri principi, le proprie convinzioni! Essere discepoli ha a che fare con l’obbedienza! Un pastore non è ovviamente un gerarca che comanda, vuole e può, ma uno che conduce con benevolenza verso Gesù! Il dire dei no è funzionale a dire dei sì… se uno pensa di essere discepolo ma non lo è è il più grave inganno che si possa consumare… questa è la preoccupazione del pastore! Buona giornata