«Ricòrdati di tutto il cammino che il Signore, tuo Dio, ti ha fatto percorrere in questi quarant’anni nel deserto, per umiliarti e metterti alla prova, per sapere quello che avevi nel cuore, se tu avresti osservato o no i suoi comandi. Egli dunque ti ha umiliato, ti ha fatto provare la fame, poi ti ha nutrito di manna, che tu non conoscevi e che i tuoi padri non avevano mai conosciuto, per farti capire che l’uomo non vive soltanto di pane, ma che l’uomo vive di quanto esce dalla bocca del Signore» . Che meraviglia questa sintesi che Mosè fa dell’esodo! La possiamo utilizzare anche noi, come falsariga per decifrare la storia della nostra salvezza… Quarant’anni sta ad indicare il tempo di una generazione. Nella vita ci sono molte lotte da affrontare: nessuna di esse è inutile! Ognuna di loro ci serve a discernere che cosa è davvero importante. Non è mai bene scartare con troppa sufficienza le esperienze amare… ma ancor più prezioso è cogliere in quale maniera Dio si è fatto presente per salvarci! Israele riconosce nella manna la provvidenza di Dio che non permette che il suo popolo muoia di fame nel deserto! A noi è chiesto di individuare in che maniera si è fatto vicino per superare le prove che la vita ci ha messo davanti… Mosè equipara la manna alla Parola di Dio: Israele non si sarebbe salvato con la sola manna se non fosse stato istruito dalla Parola che ha sostenuto la speranza nel raggiungimento della Terra promessa! Il pane alimenta il corpo ma è la Parola ad alimentare la vita! Come non vedere prefigurato in queste parole il misero dell’Eucaristia: in ogni celebrazione siamo nutriti di Pane e di Parola! L’esodo della nostra esistenza non è un cammino nel buio e negli stenti: costantemente siamo sorretti e sostenuti dal Signore che cammina con noi! È il Corpus Domini…