Quando ci si decide di scrutare la Trinità, cercando di inquadrarla dentro le nostre categorie razionali e filosofiche, si va inevitabilmente in crisi: è un mistero che sfugge, che non si lascia afferrare! Ed è un bene che sia così: Dio è relazione di persone e, in quanto tale, si rivela a chi lo ama, non a chi lo vuole definire! Chi di voi, se si presentasse una persona e vi dicesse “Quando ti avrò studiato e capito forse ti amerò”, si aprirebbe e mi mostrerebbe con totale trasparenza? Dio, in quanto comunione tra Padre e Figlio e Spirito Santo, è conoscibile solo dentro una relazione gratuita d’amore! Ci sono degli scritti di mistici che arrivano ad una profondità tale di intimità con Dio da brividi! E si capisce che la conoscenza è una vera e propria storia d’amore: c’è una passione, un trasporto, un desiderio, che sembra di avere a che fare con un rapporto tra marito e moglie… Quanto aridi sono, invece, le definizioni teologiche fatte a tavolino, dove la Trinità si riduce ad un concetto complicato e asettico in cui l’Amore è citato ma non è l’anima di tutto! Per questo è quanto mai opportuno gustare la Liturgia della Parola di oggi dove emerge come di Dio si può parlare solo dentro una relazione e non dentro un laboratorio di analisi scientifica… Nel libro dell’Esodo vediamo come Dio riveli il suo volto a Mosè dentro un’esperienza di preghiera. E come si presenta Dio? «Il Signore, il Signore, Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di amore e di fedeltà» . E come si sente Mosè? «Se ho trovato grazia ai tuoi occhi, Signore, che il Signore cammini in mezzo a noi. Sì, è un popolo di dura cervìce, ma tu perdona la nostra colpa e il nostro peccato: fa’ di noi la tua eredità» . Misericordia e peccato, fedeltà e infedeltà, grazia e umiltà: tutto invoca relazione e comunione… e si conosce Dio… e si conosce l’uomo!