Qualche giorno fa, durante la diretta del Rosario, una persona ha commentato laconicamente: “Pregare serve assolutamente a nulla! Sono i soldi che servono!”. Ha ragione questo tale? Non rispondiamo immediatamente sull’onda dell’emotività. Proviamo a pensarci: anche nel nostro cuore non c’è forse la percezione che i soldi servono e la preghiera no? Se siamo onesti, la nostra natura è fortemente tentata di ritenere più incisivi, nella soddisfazione dei bisogni primari, i soldi piuttosto che la preghiera… Per quale motivo? Perché non abbiamo fatto una significativa esperienza dell’amore di Dio! Provate a chiedere a
una mamma se sono più importanti i soldi o l’amore di un figlio? L’amore di un figlio non sazia la fame come invece sarebbero in grado di fare i soldi… tuttavia, per l’amore di un figlio una mamma sarebbe disposta a sperperare tutti i suoi beni, senza il minimo dubbio! Gesù spiega molto bene questa verità ai discepoli nella pagina di Vangelo che ascoltiamo oggi nella liturgia: «Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete…». Qualcuno vede e conosce e qualcuno no! Qualcuno ha la grazia di riconoscere la pienezza della gioia che viene dalla comunione con il Signore e qualcuno no! È possibile spiegare questa cosa? Io penso di no… solo testimoniarla… L’amore ricevuto sazia la fame più profonda della vita! È
l’amore che dà la gioia! È l’amore che fa vivere da uomini! Procurarsi il cibo, pensare alla conservazione della specie, difendersi dai pericoli che mettono a repentaglio la natura è propria di tutte le creature… ma solo l’uomo, immagine di Dio, ama… e prega!