Ho letto oggi questa dichiarazione di Paolo Bonolis: “Non credo in Dio ma prego i morti”. È un modo di pensare che registro molto spesso nei miei colloqui: tanti manifestano una sorta di agnosticismo per poi concedersi alle forme più astruse nella definizione del trascendente! Sostanzialmente, nell’ambito della spiritualità vige il più rigoroso “fai da te”… Trovo questa opzione di una irrazionalità e di una superficialità ingiustificabili! C’è una ragionevolezza del credere: che senso ha dare così tanto credito alle sensazioni soggettive e alle suggestioni emozionali! C’è una ragione in quello che si crede al punto che ciò che si crede condiziona la nostra vita e viceversa… Le parole del profeta Ezechiele che oggi leggiamo nella liturgia mettono in risalto come il nostro destino dipenda direttamente dalle nostre scelte attuali: «Se il giusto si allontana dalla giustizia e commette il male e a causa di questo muore, egli muore appunto per il male che ha commesso. E se il malvagio si converte dalla sua malvagità che ha commesso e compie ciò che è retto e giusto, egli fa vivere se stesso». Quello che oggi facciamo definisce il nostro destino! Per questo: gli uomini o sono in Dio o non vivono… così i morti… Buona giornata