Un padre, due figli… due fratelli. Della madre non si parla. Non è una favoletta edificante, è una parabola. Parla di Dio e di noi. Racconta le dinamiche della nostra relazione con Dio e con i nostri fratelli. Una cosa emerge chiarissima: Dio è Padre di ciascuno dei suoi figli, non smette di esserlo anche quando i figli si ribellano… i figli non si considerano fratelli e a fatica riconoscono il padre. La famiglia di Dio è tutt’altro che un’oasi di pace e di serenità… Questo aspetto ci aiuta a comprendere come la dinamica della nostra fede sia complessa e faticosa. Chi si accosta alla fede pensando di risolvere i suoi problemi e per tranquillizzarsi ha sbagliato strada! La fede è una storia articolata, fatta di fughe e di riavvicinamenti, di liti e di riappacificazioni, di discussioni e di negoziazioni, di musi e di abbracci… è proprio una storia! Una cosa, però, è evidente nella parabola del figliol prodigo: Dio è padre sempre accogliente e sempre alla ricerca dei figli, qualunque sia la condizione in cui si trovino! È un padre che non teme la libertà dei figli, anzi, la tutela e la promuove… a costo di pagarne anche un prezzo altissimo in termini di relazione e comunione! Il Padre è caratterizzato da un’attesa paziente del cammino di conversione dei figli: il figlio che se ne è andato ha scelto di prendere le distanze dal padre, desidera vivere senza legami, in totale autonomia! Per il padre è una sofferenza immane vederne la spoliazione della dignità ma accetta e attende… Un figlio è rimasto in casa ma è una spina nel cuore: è ostile, arrabbiato, polemico… Il padre non si vendica, non parla il suo stesso linguaggio! Al contrario, gli va incontro, dialoga con lui, gli mostra tutta la sua apertura e disponibilità… Un figlio torna, l’altro non si sa! Il padre rimane lì, con la porta di casa aperta, fino all’ora più tarda della notte, basta che tutti i figli ritornino! Lui li vuole tutti a casa, così come sono…