Socrate diceva che “sapiente è colui che sa di non sapere”. Sarebbe utile farne memoria di tanto in tanto. È sempre grande in noi la smania di affermarci, di avere l’ultima parola, di avere mille ragioni sempre dalla nostra parte… Caustico il Siracide nell’affermare: «Quando si scuote un setaccio restano i rifiuti; così quando un uomo discute, ne appaiono i difetti» . La parola troppo facile è fortemente a rischio di stoltezza: occorre maggiore riflessione, pacatezza e umiltà. Su questa linea le parole di Gesù: «Come puoi dire al tuo fratello: “Fratello, lascia che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio”, mentre tu stesso non vedi la trave che è nel tuo occhio?» . Esprimere giudizi e sentenze sugli altri è costume ormai troppo diffuso. Una maggiore conoscenza del proprio peccato eviterebbe verdetti sommari e aprirebbe al dialogo e alla misericordia. Queste considerazioni non per chiudere la bocca ad ogni giudizio: è assolutamente necessario che l’uomo giudichi la realtà! La ragione gli è stata data proprio per questo… Ma il giudizio deve essere anzitutto verso se stessi e poi verso gli altri nella forma della correzione fraterna e della promozione del bene. «Ogni albero si riconosce dal suo frutto» : ogni uomo esprime nei suoi atti e nelle sue parole il frutto del suo cuore. Non esiste nè l’uomo buono nè l’uomo cattivo: esiste, piuttosto, l’uomo che ha il cuore risanato o il cuore ammorbato! Nella Parola ci viene sempre ricordato che l’intervento di Dio è costantemente orientato al cuore, l’organo preposto all’esercizio dell’amore. A Dio interessa che l’uomo impari ad amare… Se c’è una vigilanza da avere è proprio sul nostro cuore: da lì prendono forma le nostre intenzioni buone e quelle cattive! Il buon discernimento del cuore ci donerà un giudizio limpido, pieno di carità. Buona domenica