Mosè, nella pagina del Libro del Deuteronomio che ci è proposta nella liturgia di questa domenica, raccomanda: «Ascolta, o Israele, e bada di mettere in pratica i suoi comandi, perché tu sia felice» . Il fatto di associare l’osservanza di una norma alla felicità ci deve far pensare… La legge esiste per ricordarci ciò che facilmente dimentichiamo perché attratti da gioie effimere e ambigue scorciatoie! Sono paletti che contraggono il libero arbitrio per orientarlo alla ricerca di un bene più autentico! Non si può non ammettere che, di primo acchito, la norma non è mai sorgente di felicità… Eppure, Mosè esorta il suo popolo a fidarsi della Legge perché essa viene da Dio. Un Dio non etereo ed astratto ma concretamente sperimentato sul campo come alleato dell’uomo: non è la Legge in sé che è garanzia di felicità ma la bontà e la misericordia di Colui che la dona! La felicità consiste nell’avere un Dio che non abbandona nella schiavitù l’uomo ma continuamente si china su di lui per liberarlo! È così che nel momento in cui uno scriba interroga sul primo dei comandamenti, Gesù non esita a ricordare: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza e il tuo prossimo come te stesso» . La prima cosa non è il rispetto della Legge ma l’amore per il Signore! È il legame con Lui che si traduce nell’amore per il prossimo ad assicurare la felicità insita nella Legge! Buona domenica