«Gesù: il Figlio amato» (Mt 3,13-17)

In questa domenica la Chiesa festeggia il ricordo del Battesimo di Gesù; pertanto, la liturgia ci presenta il racconto di Matteo, nel quale Gesù giunto da Nazaret si fa battezzare da Giovanni nel fiume Giordano.

È un brano molto noto e semplice, che però evidenzia alcuni punti chiave dello stile con cui Gesù vuole entrare nella storia del popolo di Israele, per portare la Salvezza definitiva, che viene da Dio Padre, mediante il Figlio, nello Spirito Santo.

Un primo tratto caratterizzante questa scena è quel verbo al passivo che troviamo nel versetto tredici: Gesù giunge per “essere battezzato”. La manifestazione della figliolanza di Gesù inizia non con una sua attività, non tramite l’imposizione della sua divinità, ma mediante una passività, un lasciar fare agli altri.

Gesù mostra il suo essere figlio sottomettendosi alla giustizia. E questo è il secondo tratto caratteristico, che troviamo solo nel vangelo di Matteo. La venuta sulla terra di Dio e la sua presenza in mezzo all’uomo, non vuole essere qualcosa di diverso o di alternativo a ciò che già c’era, come se noi cristiani oggi volessimo vivere fuori da questo mondo, ma un portare a compimento l’esistente: per questo Gesù si mette in fila come tutti.

Infine, l’ultimo tratto che contraddistingue questo racconto è la voce che viene dai cieli aperti (Luca direbbe “squarciati”). Anche qui non è Gesù a dire di essere Figlio di Dio, ma è il Padre ad annunciarlo a tutti, affinchè la sua credibilità sia massima. Il Padre, chiamando Gesù “Figlio amato”, erge lui, Gesù, a suo pari nella sostanza divina (consustanziale) e chiede implicitamente a noi di ascoltarlo e seguirlo. Che questo giorno possa renderci sempre più consapevoli di essere battezzati.

Gesù incontra le persone lì dove sono (Mt 4,12-17.23-25)

«Il regno dei cieli è vicino».

Dopo l’arresto di Giovanni, che chiamava tutte le genti a conversione, è Gesù che adesso chiama e ci chiama a cambiare il nostro sguardo sulla vita, ad avere un cuore differente sulle cose. Gesù, per annunciare la sua vicinanza alle persone e per proclamare la vicinanza del regno dei cieli e la salvezza, ovvero per raccontare la buona novella, non resta fermo, ma va da ciascuno e incontra le persone lì dove sono, senza attendere che siano loro ad andare da lui. Gesù cammina.

Buona giornata.

Siamo vicini alla famiglia di Giuseppina Cogliati, che affidiamo a Dio Padre.

Rispondere al Signore (Gv 1,43-51)

«Tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d’Israele».

Nel racconto di oggi riconosciamo dei richiami al vangelo e delle anticipazioni, come continuità dell’incontro di Gesù con i primi discepoli e come rivelazione della sua divinità. In particolare, ci sono due espressioni che mostrano come lo stile del Maestro, che riconosciamo oltre che dalle sue stesse parole, anche in quelle di Filippo, venga in evidenza. La prima è quando Gesù ricorda che vedremo il cielo “aperto”; queste parole rimandano chiaramente al momento del suo Battesimo e ci offrono una interpretazione del rapporto con Dio Padre: il suo rapporto e il nostro. Il cielo, per il battezzato, è aperto (squarciato), e la comunicazione con Dio Padre, mediante il Figlio, è diretta. La seconda si riferisce a quando Filippo dice «vieni e vedi». Sentirsi chiamati da Gesù porta a chiamare a Gesù. Buona giornata.

Cercare la vita (Gv 1,35-42)

«Abbiamo trovato il Messia».

Nel racconto di oggi si realizza la testimonianza di Giovanni di cui abbiamo ascoltato nei giorni scorsi. Il parlare di Gesù di Giovanni non resta parola vuota, ma prende corpo nell’andare dei due discepoli che, sentita la testimonianza del precursore, seguono il Maestro. Da parte di Giovanni non c’è gelosia o invidia, ma c’è la certezza di annunciare il Salvatore. E questo Salvatore, che è il Cristo, non perde tempo in chiacchiere inutili, ma punta subito all’essenziale, domandando ai due discepoli: «Che cosa cercate?». È una domanda molto semplice, ma fondamentale nella vita. Io che cosa cerco, per me? Qual è la cosa che mi rende felice? Qual è quella cosa che mi dà sicurezza? E Gesù ti accompagna lì, subito, al centro della tua vita. Questa domanda, che porta i discepoli a “stare” con Gesù, riempie di entusiasmo missionario e induce a testimoniare un incontro, che diventa parola per l’altro, diventa confessione: «abbiamo trovato il Messia», ovvero il Salvatore della vita. Buona ricerca e buona giornata 😊

Siamo vicini alla famiglia di Nereide Prini, che affidiamo al Signore.

Lasciare spazio a Gesù (Gv 1,29-34)

«Ecco l’agnello di Dio».

Per Giovanni è giunto il momento della testimonianza, infatti dopo aver aperto la strada a Gesù mediante il battesimo nell’acqua, ora lo indica e gli dà il nome di “agnello di Dio”. Giovanni Battista non tiene per sé il dono della conoscenza dell’identità di Gesù, ma si abbassa affinchè Gesù possa essere innalzato. Giovanni Battista, per come lo conosciamo anche da altri brani di vangelo, riduce all’essenziale la sua missione e lascia spazio, nella sua vita, a colui che è il Figlio di Dio, per diventare egli stesso figlio di Dio. Un sorriso.