Manifestare la propria fede (Mc 3, 7-12)

«Gli spiriti impuri gridavano: Tu sei il Figlio di Dio! Ma egli imponeva loro severamente di non svelare chi egli fosse».

Il ministero di Cristo non è fatto solo di parole, ma anche di opere, poiché Gesù è un maestro che fa quello che dice: la sua parola si incarna. In questo brano di vangelo, la buona notizia è che il Signore continua a guarire i malati, tanto che molta folla lo segue ovunque. L’intento di questa folla è di toccare il Signore. Essa non pretende grandi discorsi o magie strane, ma solo di poter manifestare la propria fede in Cristo, con un gesto semplicissimo e alla portata di tutti. Buona giornata.

Il coraggio di Gesù (Mc 3,1-6)

«È lecito in giorno di sabato salvare una vita o ucciderla?».

Come sta il nostro cuore? Quello dei farisei e degli erodiani era duro, tanto da indignare e rattristare il Signore. Questo racconto non è molto differente da ciò che capita a noi; infatti, al giorno d’oggi che cosa è più importante: rispettare la legge o salvare (aiutare, dare retta, ascoltare, assecondare) una persona? Quante volte ci troviamo nella situazione di dire: «vorrei poterti aiutare ma la legge, il sabato, non me lo permette, e quindi non ti aiuto». Quante volte, dicendo «non si può fare», in realtà ci laviamo le mani e “uccidiamo” la persona? Quante volte una goccia di inchiostro vale più di una persona? Forse a volte potremmo avere il coraggio di Gesù, per salvare qualcuno in più.

Buona giornata 😊

Altrimenti è idolatria (Mc 2,23-28)

«Il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato».

Nel racconto di oggi il Signore rimette l’uomo al centro e con l’affermazione «Il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato! Perciò il Figlio dell’uomo è signore anche del sabato» ci fa riflettere sulle relazioni che abbiamo con Lui stesso e con gli idoli. Nel particolare possiamo affermare che il rispetto del giorno di sabato è una norma ed è importante che ci sia, altrimenti nemmeno sarebbe stata fatta, ma questa non può sovrastare la signoria di Gesù. Egli è sopra ogni norma, la carità è sopra ogni norma, altrimenti siamo di fronte ad idolatria, ovvero amore di sé.

Buona giornata a tutti e un sorriso.

«Ecco l’agnello di Dio» (Gv 1,29-34)

Un tratto caratteristico dello stile di Giovanni è la predominanza delle parole che esprimono un’azione sulle nozioni astratte. Ciò vale tanto per i gesti e i doni di Dio verso l’uomo quanto per la risposta dell’uomo nei confronti di Dio.

Quando si parla della risposta umana, Giovanni non si serve mai di parole astratte come «fede», «conoscenza», «visione», «contemplazione»; la parola «amore» (αγάπη) non ricorre che sette volte. La risposta dell’uomo all’iniziativa salvifica di Dio è quasi sempre espressa da verbi come «riconoscere», «vedere», «accogliere», «venire», «seguire», «credere», «conservare», «conoscere», «amare», «dimorare», ecc. Questo tratto di stile rivela un orientamento. Giovanni non è uno speculativo. Il suo linguaggio è quello del contemplativo che si sforza di esprimere il fatto concreto della rivelazione, vale a dire della venuta di Dio verso l’uomo in Gesù Cristo, e di orientare gli uomini verso una comunione sempre più vera al «dono divino». Profondamente teologo per la rigorosa unità di visione e per la potenza della sua «concentrazione cristologica», Giovanni non costruisce tuttavia un sistema. Raccogliendo una selezione di parole, di immagini e di «segni», in cui traspaia la «gloria» del Verbo incarnato a lungo contemplato (1, 14), egli cerca di comunicare una fede. Egli «testimonia» una realtà, un fatto d’esperienza spirituale: «Perché anche voi crediate»; e attraverso la fede vuole condurre alla luce e alla vita. Come la Bibbia, la sua opera è dominata dal divino Io sono, che ora, incarnato nel Cristo, si svela non per definire astrattamente, ma per coinvolgere e salvare.

Gesù sta con noi (Mc 2,13-17)

«Non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori».

In questo brano di vangelo, la buona notizia è la chiamata universale di Gesù. Il Signore chiama i peccatori e non i giusti, e quindi possiamo ritenerci tutti chiamati, poiché umani, e in quanto tali: peccatori. Questa è una delle più belle novità della fede cristiana, che il Signore si siede a tavola con noi, sempre. Il gesto dello stare a tavola insieme, che veicola una certa intimità, conoscenza, amicizia, non è scontato, ma Gesù parte proprio da lì, per poi guidarci sulle vie della salvezza. Buona giornata.