Alzate il capo, la liberazione è vicina (Lc 21,20-28)

Nel vangelo di quest’oggi il Signore parla della disfatta di Gerusalemme. Gesù inizia il suo racconto facendo riferimento ad una devastazione della città, circondata dagli eserciti, e continua parlando di vendetta a proposito di fatti che avverranno per l’adempiersi della Scrittura. Ancora parla di grandi calamità e ira contro il popolo, calpestato dai pagani. Ancora si riferisce alla natura e al fatto che anch’essa darà dei segni per indicare i tempi dell’angoscia e della paura, che precederà la morte degli uomini. E tutto ciò dovrà accadere sulla terra!

Certamente di fronte ad una tale situazione la paura e l’angoscia hanno il sopravvento, perché umanamente siamo sopraffatti dal senso di sconfitta e di morte, ma il Signore Dio ci è vicini nella speranza della Salvezza e della liberazione.

Nella parte conclusiva del brano, infatti, la speranza che il Signore infonde ha il sopravvento: ci viene detto che nonostante tutto, nonostante ciò che può capitare nella vita, il Figlio dell’uomo, Gesù Cristo, verrà con grande potenza e gloria, per liberarci dall’oppressione. In quel giorno, che è anche oggi, ci viene chiesto di risollevarci e di alzare il capo, perché la redenzione è vicina. Buona giornata.

Essere testimoni (Lc 21,12-19)

Oggi la liturgia ci ripropone la seconda parte del racconto di Luca che abbiamo ascoltato nella domenica XXXIII del tempo ordinario. Il tema principale di questo vangelo, come è stato anche nel giorno di ieri, è la testimonianza. Nella settimana in cui si conclude l’anno liturgico, le scritture si concentrano proprio su questo tema, per evidenziarne la pregnanza. Se saremo testimoni del Cristo, saremo consegnati nei tribunali a motivo del Suo nome e saremo traditi anche dalle persone più care, quelle più vicine a noi, i familiari e gli amici. Queste raccomandazioni mostrano chiaramente che la sequela di Cristo richiede una vera e grande fede, poiché ci è domandato di anteporre Lui a tutto il resto.

Mettere Cristo al primo posto della nostra vita, senza aver paura di perdere ciò che crediamo di poter trattenere con le nostre forze, non è affatto semplice, perché ci si deve fidare di un altro, abbandonandosi tra le sue braccia. Per esempio, affrontare e scontrarsi con una persona che ci vuole bene e a cui noi ne vogliamo, per il nome di Cristo, sembra oggi una cosa assurda, eppure c’è in gioco la Verità, c’è in gioco la capacità di rimettere in fila le cose, dicendo: «Io non sono Dio».

R.I.P.: È tornata alla Casa del Padre la nostra sorella Maria, ci uniamo in preghiera nell’accompagnarla in questo viaggio e ci stringiamo attorno alla sua famiglia. Rosario questa sera alle 18:30 in cappellina. Funerale domani alle 14:30 in chiesa parrocchiale.

L’uomo e Dio (Lc 21,5-11)

Nel racconto di oggi Gesù accenna a fatti catastrofici che dovranno capitare, e che non mancano nemmeno ai nostri tempi, parla di guerre tra nazioni e tra regni, e anche quelle sono sotto gli occhi di tutti, e dice di non lasciarsi ingannare da chi si sostituisce a Lui, offrendo forme di Salvezza a buon mercato. Chiede di testimoniare dentro queste condizioni di vita.

Inoltre, e forse questa è la parte che fa maggiormente riflettere e su cui è bene soffermarsi, assicura che oltre a quello che succederà, a causa dell’essere suoi testimoni, saremo anche consegnati nei tribunali a motivo del Suo nome e saremo traditi anche dalle persone più care, quelle più vicine a noi, i familiari e gli amici. Queste ultime raccomandazioni mostrano chiaramente che la sequela di Cristo richiede una vera e grande fede, poiché ci è domandato di anteporre Lui a tutto il resto.

Mettere Cristo al primo posto della nostra vita, senza aver paura di perdere ciò che crediamo di poter trattenere con le nostre forze, non è affatto semplice, perché ci si deve fidare di un altro, abbandonandosi tra le sue braccia. Per esempio, affrontare e scontrarsi con una persona che ci vuole bene e a cui noi ne vogliamo, per il nome di Cristo, sembra oggi una cosa assurda, eppure c’è in gioco la Verità, c’è in gioco la capacità di rimettere in fila le cose, dicendo: «Io non sono Dio».

Dare tutto (Lc 21,1-4)

Oggi il vangelo di Luca ci porta nel tempio e ci mostra un Gesù osservatore. Egli guarda con attenzione le persone che gettano il loro obolo nelle casse del tempio, e da un gesto esteriore, trae un’osservazione sullo stile di vita di queste persone. C’è una relazione tra i nostri gesti esteriori e la nostra capacità di donarci liberamente.

È una questione sempre molto delicata e spinosa allo stesso tempo. Spesso ci capita di donare qualcosa o di fare elemosina o di dare il nostro tempo, ma abbiamo mai pensato per chi facciamo tutto ciò? Se c’è una persona (o più persone) per cui lo facciamo, ecco che la nostra capacità di dono si sviluppa e matura sempre di più, se invece lo facciamo solo per noi o per metterci in mostra, come i ricchi che gettano del loro superfluo, allora questa capacità di dono si assottiglia ed è solo un’illusione che accompagna la nostra vita.

Proviamo quindi ad imitare la povera signora, che dà tutto, senza risparmiarsi. Buona giornata a tutti.

La certezza della Verità (Lc 23,35-43)

Oggi, XXXIV domenica del tempo ordinario, nonché ultima domenica dell’anno liturgico, la comunità e la Chiesa intera festeggiano la solennità di “nostro Signore Gesù Cristo re dell’universo” e, in questa ricorrenza, la liturgia ci fa rivivere – nel Vangelo – un momento cruciale del passaggio di Cristo al Padre: quello in cui nostro Signore viene appeso alla croce, che era strumento di derisione, di sofferenza e di morte.

Gesù è lì sulla croce e tutto il popolo, in una scena che fa salire la suspense, lo sta a vedere. Il popolo non fa nulla, se non guardare. Questa passività, data certamente dall’impossibilità di intervenire durante un’esecuzione condotta dai soldati dell’Impero Romano, era probabilmente anche figlia di un desiderio che albergava, in quel momento, nel cuore di tutti: vedere la Salvezza di Dio, mediante la morte di Cristo. E questa Salvezza, che nel momento della crocifissione di Gesù non sembra apparire, poiché questo strumento di morte era un destino comune a molti, è invece presente proprio da questo frangente della vita del Signore, perché sulla croce Gesù mostra fino in fondo “chi” è, e qual è il Suo stile di vita.

Cristo in croce è il Re dell’universo, un Re con una corona ed un trono diversi, e un capo apparentemente impotente che tiene in mano uno scettro, che è il bastone dello scherno. Poi è Re dell’universo: di quell’universo interiore che è la nostra coscienza e – in quanto creatore – di tutto il creato che è fuori di noi e ci circonda. È uno che domina attraverso l’ubbidienza al Padre, e dentro questo stile di sottomissione, non ha paura nemmeno della morte, perché è certo della Verità di cui è portatore: che Dio Padre ci salva.