La preghiera quotidiana ci tiene in piedi, nonostante tutto.

In questa XXIX domenica del tempo ordinario Gesù ci racconta una parabola sulla necessità di pregare sempre. In questo racconto si parla di un giudice che non teme Dio, che non ha riguardo per alcuno e che si trova a dover affrontare una causa sconveniente, anche da un punto di vista economico: una vedova chiede che sia fatta giustizia per lei. Il giudice non ha tempo per queste cose ed è stanco di continuare a sentire la voce di questa donna importuna, questo grido che continuamente arriva ai suoi orecchi; perciò, decide di aiutarla proprio per togliersela di mezzo. Questa azione che vista da fuori è buona ma che in fondo nasce da una intenzione cattiva, viene presa come modello di paragone per indicarci la bontà vera, quella di Dio.

La preghiera insistente della donna arriva all’orecchio di un uomo privo di misericordia, eppure viene esaudita, e Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti, che gridano notte e giorno verso di lui? Il Signore Gesù ci assicura che è così: «Dio farà loro giustizia prontamente».

A volte però, a ben guardare, sembra che non ci sia una giustizia divina, perché succedono delle disgrazie, anche a noi o ai nostri cari. Perché? Dove sta la giustizia divina? Forse la giustizia di Dio non ha gli stessi parametri della nostra, forse Dio non guarda chi è buono agli occhi dell’uomo o chi non lo è, e infligge una punizione; forse il male non viene da Lui ma da Satana. Allora quando siamo nelle avversità ciò che Dio certamente fa, in modo giusto, è di starci sempre accanto con la sua presenza consolante, con la forza del Suo Spirito Santo, dandoci quella forza. La giustizia sta nel non essere lasciati soli da Dio e nell’essere sempre in relazione con Lui e avere fede in Lui, nonostante tutto. La preghiera quotidiana, quella relazione con Lui, è quindi il nutrimento spirituale che mantiene in comunione con Dio dentro un dialogo intimo e personale.

La preghiera quotidiana ci tiene in piedi, nonostante tutto.

Dio è grande nel Suo perdono (Lc 12,8-12)

Il Signore Gesù, in questo sabato nel quale facciamo memoria di Santa Teresa di Gesù, vergine e dottore della Chiesa, inizia il Suo discorso con una espressione che troviamo diverse volte nei vangeli: “Io vi dico”. Qui è racchiusa tutta la potenza della Parola di Dio e l’autorità di Cristo.

E questa autorità è manifestata quando c’è di mezzo un messaggio importante, che Gesù vuole trasmetterci con forza; in questo caso si tratta della responsabilità che abbiamo nell’accogliere i doni che Dio Padre ci dà e che sono il Figlio e lo Spirito Santo. Ciò che ciascuno di noi è tenuto a fare è rispondere al dono, non per forza positivamente, ma sapendo che c’è come in tutto una responsabilità e una conseguenza. Il Signore ci riconosce o ci rinnega senza torti a nessuno, semplicemente fa ciò che vogliamo noi nei suoi confronti; ma d’altra parte è disposto a perdonare sempre le parole o le azioni dell’uomo.

L’unico gesto che non verrà perdonato e che dipende sempre da noi è la bestemmia contro lo Spirito Santo, ovvero il rifiuto del Suo perdono. Se rifiutiamo il perdono di Dio, Lui non potrà fare nulla, perché ci lascia così liberi da decidere che strada scegliere. Dio è grande! Buona giornata.

Valiamo più di molti passeri (Lc 12,1-7)

Oggi il Signore Gesù ci invita a restare sempre nella Verità e a non temere coloro che si dichiarano amici e che poi ci tradiscono. Queste persone sono dette ipocrite, perché parlano e pensano in un modo e agiscono in un altro. Ascoltano come se fossero nostri salvatori e poi ci pugnalano alle spalle vantandosi di avere tra le mani le chiavi della verità della nostra vita. Dicono di essere nostri amici e poi sparlano di noi. Sentono tutti i nostri segreti e poi li vanno a raccontare in giro, li dicono in piena luce e li annunciano nelle piazze, uccidendo il nostro corpo.

Ma il Signore dice di non temere quelli che possono uccidere il nostro corpo, quelli che possono distruggere la nostra reputazione, ma di avere paura di chi può toglierci la fede, la speranza e la capacità di amare davvero. Dobbiamo aver paura di chi è capace, come Satana, di dividere il nostro cuore, distruggendo così il nostro corpo e anche la nostra anima. Dobbiamo temere chi ci fa credere di non essere dei figli amati e di non valere nulla, perché non è così. Noi siamo amati da Dio e valiamo molto, perché lui ci ha creati e noi siamo suoi. Buona giornata.

Il conto sarà chiesto anche a noi (Lc 11,47-54)

Per più di una volta, in questo racconto di oggi, Gesù dice agli scribi e ai farisei che a “questa generazione” sarà chiesto il conto del sangue dei profeti e degli apostoli. Ancora una volta il Signore, attraverso gli avvenimenti del Suo tempo e con la storia di ciò avvenne da Abele in poi, ci sta mettendo di fronte alla realtà del nostro tempo e della nostra vita, e ci sta chiedendo una responsabilità sulle nostre scelte.

Quando Egli dice: “A questa generazione sarà chiesto il sangue di tutti i profeti”, da un lato si riferisce al proprio martirio, che porta a compimento l’intera storia della Salvezza e che mette sulle spalle dei suoi carnefici un peso grande, e dall’altro fa riferimento alle responsabilità che tutte le generazioni hanno avuto da sempre, quindi parla anche a noi.

Il rimprovero peggiore che Gesù fa agli scribi è quello impossessarsi di qualcosa che non è loro, la Scrittura in questo caso, e di impedire agli altri di entrare nel Regno dei cieli. Anche noi a volte ci impossessiamo di qualcosa o di qualcuno e lo leghiamo, impedendogli di raggiungere la felicità, per paura di non raggiungerla noi.

Buona giornata.

Guai a voi (Lc 11,42-46)

Nel vangelo di oggi il Signore Gesù si scaglia contro i farisei e contro i dottori della legge per ricordare loro quali sono le cose importanti da fare e quali invece quelle trascurabili, o da non fare. Il ritornello che torna ben quattro volte è: “Guai a voi”, come un monito fortissimo per queste due categorie di persone.

Intanto come prima cosa Gesù ammonisce sull’incapacità di anteporre la giustizia e l’amore, per preferire il rispetto della legge, quando invece bisognerebbe fare il contrario, senza trascurare nulla. Gesù sa che chi è giusto e ama davvero, di conseguenza rispetta anche la legge.

In secondo luogo punta il dito su chi pensa che l’importante sia essere visti e osannati, per far si che tutti abbiano la bocca piena del nostro nome, e non del nome di Dio. Che la gente lodi Dio e non noi.

Come terzo rimprovero, forse il peggiore, il Signore dice: “Guai a voi, perché siete come quei sepolcri che non si vedono e la gente vi passa sopra senza saperlo”. In questo caso Gesù intende dire che i farisei impedivano alla gente di compiere gesti di giustizia, insegnando in modo buono e giusto, ma agendo con intenzione malvagia, come se dovessero nascondere le vere motivazioni delle loro azioni. E così offende anche i dottori della legge. Anche loro non sono da meno dei farisei perché non fanno quello che dicono.

Esigente Gesù! Buona giornata.