«ASCOLTATELO»

La Chiesa ci fa celebrare oggi la festa della Trasfigurazione di Gesù sul monte. Gesù che rivela ai suoi discepoli, Piero Giacomo e Giovanni, e a tutti noi, il suo vero volto glorioso. Il volto e le vesti luminose e la voce dal cielo ci rivelano chi è veramente Gesù: «Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo!». Di fronte a questa manifestazione di Gesù a noi è dato un compito preciso: «Ascoltatelo». Il Padre ci dà un ordine preciso, l’ordine di ascoltare il messaggio del Figlio, di ascoltare Gesù. Che significa dunque ascoltare Gesù? Ascoltare è compiere i suoi comandamenti, il comandamento dell’Amore. Ascoltare il Signore è comportarsi come egli si è comportato, come lui è vissuto sulla terra, vivere dall’esempio che Gesù ci ha lasciato… E lui ha trascorso tutta la sua vita facendo la volontà di Dio, facendo del bene a tutti, aiutando i bisognosi, sanando i malati, predicando la Buona Novella del Regno di Dio. Ogni giorno noi abbiamo la grazia di partecipare alla “teofania” di Dio. In ogni Eucaristia, leggendo la Sua Parola, Dio attraverso Gesù si manifesta e rivela a noi. E Dio inizia in noi la nostra trasfigurazione. Entra dentro di noi e ci trasfigura per farci diventare sempre di più immagine del suo volto da far risplendere con la nostra vita quotidiana…buona giornata, don Michele

SEGUIAMOLO!!!

Pietro che aveva provato a “insegnare” la strada da percorrere a Gesù si è sentito dire: «Va’ dietro a me, Satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!». Ma allora cosa significa seguire il Signore? Cosa comporta? Il Vangelo di oggi è molto chiaro al proposito: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua». Per seguire il Signore siamo chiamati a perderci, a perdere la nostra vita. Il seguire Cristo è un morire per vivere. Significa immergerci ogni giorno in quella logica battesimale che ci apre la via per trovare una vita piena. Significa abbandonare ogni giorno la vita di “uomini vecchi” ancorati nel peccato per vivere la vita da risorti in Cristo. Ma per compiere questo cammino Gesù invita i suoi discepoli e noi a prendere la nostra croce. Prendere la propria croce non significa, come troppe volte pensiamo, sopportare le disgrazie che la vita (non Dio!) ci pone innanzi, ma entrare nello “stile di Cristo”, seguirlo fino in fondo, seguirlo nella sua determinazione. Gesù è disposto a morire pur di annunciare il vero volto di Dio, non indietreggia dal suo progetto, costi quel che costi. Non ci spaventi allora la croce: per raggiungere la vetta occorre faticare, per sbarazzarci del nostro uomo vecchio che portiamo nel cuore bisogna lottare. E quando sentiamo di non farcela non abbiamo paura: lui ci ha già aperto la strada portando la Croce… seguiamolo!!! buona giornata, don Michele

LA SCRIVERO’ SUL LORO CUORE

Il Signore annuncia la conclusione di una nuova alleanza con la casa di Giuda, non come quella stabilita ai tempi dell’Esodo, quell’alleanza che i padri e i figli dei padri «hanno violato» ripetutamente. «Porrò la mia legge nel loro animo, la scriverò sul loro cuore.» (Ger 31,33). Osservando l’incapacità del popolo a essere fedele e a osservare la Legge, il Signore decide di avvicinare i comandamenti al cuore dell’uomo. Basta tavole sulle quali leggere le norme da osservare: Dio scrive la Legge nel cuore, affinché l’uomo impari a restare fedele all’Alleanza, mosso dall’amore e non dalla costrizione. Nel vangelo troviamo come Pietro si accorga che Gesù è l’alleanza nuova «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». È una risposta non derivata da uno studio di teologia, ma una risposta che esce dal cuore di Pietro. E Dio nonostante sa bene che il nostro cuore e la nostra vita continuerà a mostrare le nostre infedeltà al suo amore, scommette su di noi. A Pietro affida la Sua Chiesa, a noi ogni giorno ci affida di essere testimoni del Suo Amore, vale a dire tradurre nella concretezza della nostra giornata “quella sua Legge di amore” che ha iscritto nei nostri cuori… non deludiamo questa “scommessa”…buona giornata… don Michele

Da lontano mi è apparso il Signore

Dopo aver messo in luce la poca fede di Pietro, oggi il Vangelo ci presenta la figura di una donna cananea, non appartenente quindi al popolo di Israele. Questa donna, al contrario di Pietro, continua a mantenere viva la sua grande fede anche dinanzi al silenzio e all’apparente chiusura di Gesù, pur nella coscienza di non avere diritto a nulla eppure consapevole di avere bisogno di aiuto per la guarigione di sua figlia. Laddove i discepoli guardano a questa donna con supponenza e la considerano come un fastidio di cui liberarsi, Gesù dapprima manifesta una reazione che ci lascia stupiti «Non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini», ma permette alla donna di far uscire la sua grande fede in quel maestro che può dargli la salvezza, che può davvero salvare la propria figlia. Anche a noi tante volte capita di sentirci come la donna cananea lontani dal Signore ma crediamo e sappiamo che solamente in lui possiamo trovare la salvezza che ci libera. Il profeta Geremia sembra sottolineare questa affermazione: «Da lontano mi è apparso il Signore». Nel momento in qui ci sentiamo lontani e la sua presenza ci sembra solamente “silenzio” facciamo risuonare ancora una volta nel nostro cuore le parole del Signore: «Ti ho amato di amore eterno, per questo continuo a esserti fedele»… buona giornata, don Michele

IL SUO AMORE FEDELE NON CI LASCERA’ MAI

Nella prima lettura leggiamo l’annuncio da parte del profeta Geremia della restaurazione del popolo di Israele; di fronte all’esperienza della sconfitta e della deportazione, di fronte al suo peccato, segni dell’infedeltà dell’uomo nei confronti del patto di amore con Dio, il Signore mostra sempre la sua fedeltà e la sua misericordia. Anche con noi Dio rinnova ogni giorno il suo patto di amore che va al di la di tutte le nostre infedeltà. Nella traversata della nostra vita ci capita di dover affrontare venti contrari e tempeste, che minacciano di travolgerci. Peccato e infedeltà fanno parte della nostra vita di uomini e donne. Ma in questa traversata non siamo soli: ciò che ci salva non sono il nostro coraggio e le nostre qualità ma la garanzia contro il naufragio è la fede in Cristo e nella sua Parola. Fede che è dono, è grazia. Fede che si rafforza e prende vigore in un rapporto continuo con il Padre. “Congedata la folla, salì sul monte, in disparte, a pregare. Venuta la sera, egli se ne stava lassù, da solo”. Prima di iniziare le nostre “traversate quotidiane” affidiamoci al Padre tendendo le nostre mani a lui certi che il suo amore fedele non ci lascerà mai… buona giornata, don Michele