LA FEDE E IL DATO STORICO

A volte è bene che ci ripetiamo il nocciolo della fede cristiana per evitare tutte quelle riduzioni e quelle semplificazioni che, facilmente, prendono il sopravvento nel sentire comune. San Paolo riassume così il kergma, cioè il rimo annuncio della Comunità primitiva: «Ho trasmesso quello che anch’io ho ricevuto, cioè che Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture
e che fu sepolto e che è risorto il terzo giorno secondo le Scritture e che apparve a Cefa e quindi ai Dodici». La fede non riguarda contenuti, idee, ideali, valori ma fatti, eventi. Significa che è successo qualcosa di eclatante e delle persone sono rimaste folgorate. Successivamente, dentro un’esperienza credente di riferimento – l’ebraismo – ne hanno compreso il senso e lo hanno spiegato. Il “secondo le scritture” è il quid che da spessore all’evento cristiano! Senza l’Antico Testamento – le Scritture – non sarebbe possibile comprendere Gesù! A volte mi chiedo se coloro che si dichiarano cristiani sanno veramente cosa significhi… mi chiedo quanto abbia peso il dato storico… A volte ho la netta sensazione che potremmo sostituire Gesù cn qualsiasi altra divinità e non avremmo grosse obiezioni! L’importante è “credere in qualcosa”, dicono molti cristiani… Non è proprio così! Facciamoci un po’ di domande… Buona giornata

 

p.s. Una preghiera per Gina che sazia di giorni ritorna al Padre nel quale ha creduto e sperato

RIMANETE IN ME

«Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore»: questo è il dogma, cioè il punto di riferimento, il varco aperto attraverso il quale noi possiamo entrare nella luce e conoscere Dio. Gesù è la vite vera da cui nascono i figli di Dio, non ce n’è altre. Se siamo innestati in altre viti viviamo ma non da figli… e Colui che ama e si prende cura di questa vite è il Padre. Gesù sa per esperienza che non c’è momento nel quale il Padre si chiama fuori dalla vita del Figlio.
«Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia»: la decisione di tagliare un tralcio non viene presa pregiudizialmente dall’agricoltore! È la realtà che parla: se un tralcio non assume la linfa della vite non vive in maniera filiale! Inevitabilmente, è destinato a seccare. L’agricoltore non taglia il ramo ancora verde, ma quello secco… purtroppo non c’è più nulla da fare: la morte l’ha divorato!
«Ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto»: ognuno di noi è figlio. Ricordando l’opera dei genitori è inevitabile far riferimento a prese di posizioni forti nei nostri confronti nel tentativo arginare certe deviazioni adolescenziali… al momento non si capisce, ma nel tempo si benedicono quelle provvidenziali potature! È così anche nella nostra vita filiale: se abbiamo pazienza comprendiamo come Dio ci porti, via via, ad una vita più piena!
«Il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite»: la vita cristiana non ha futuro se non dentro una profonda comunione con il Signore! Nessuno di noi può fare l’autodidatta nella vita spirituale: l’individualismo è il primo e il più grande nemico di una vita secondo Dio! Rimanere in Gesù è rimanere nel suo Corpo che è la Chiesa! È vivere dentro una comunione nell’ascolto e nella condivisione del Pane e della Parola!
«Rimanete in me»! Non ci vuole perdere…

ORA ET LABORA

Il mese di Maggio inizia all’insegna dell’accoppiata vincente Maria e Giuseppe: in onore di Maria la recita comunitaria del Rosario e in onore di Giuseppe la memoria del ruolo santificante del lavoro. Potremmo dire quasi che è un mese benedettino delle serie “ora et labora“. Si tratta di riconoscere come la vita sia la stratta correlazione tra il contemplare e l’operare, dove l’uno non deve venire prima o al posto dell’altro ma dove l’uno si esprime l’altro! Un uomo che sia rinato spiritualmente non può lavorare senza coglierne il valore di servizio e di carità così come non può pregare esiliandosi dalla sua attività quotidiana… Nella Genesi oggi leggiamo che una volta creato l’uomo, Dio afferma: «riempite la terra e soggiogàtela, dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e su ogni essere vivente che striscia sulla terra». In questa frase c’è un potenziale rivoluzionario di una portata eccezionale: fino a questo punto, l’uomo aveva concepito il suo rapporto con la natura in un’ottica di sudditanza! Gli elementi della natura erano divinizzati e la paura regnava sovrana… Da qui l’uomo assume una vera e propria signoria! Attenzione: signoria non dittatura! Ecco qui il dramma di un uomo senza contemplazione: dall’amore si passa allo sfruttamento… Un mese di maggio provvidenziale allora! Buona giornata