SAPER TORNARE INDIETRO

Un tale che ha fatto la fortuna in un determinato tempo amava affermare: “Mai voltarsi indietro quando una decisione si è presa, ma andare sempre avanti. Alla lunga, non gli andò così bene… Questo criterio, benchè abbia il suo fascino, ha una debolezza di fondo per nulla risibile: presuppone un umano talmente performante e lungimirante da non sbagliare mai! Ma questo umano, semplicemente, non esiste… È per questo che è necessario coltivare una mentalità diversa che sa coniugare la fermezza con l’umiltà. Saper riconoscere i propri sbagli non è svilente, al contrario, qualificante: un uomo che sa riconoscere i propri errori, è un uomo saggio, sempre pronto a migliorare. Oltre a ciò, è un uomo che è capace di aver misericordia per chi sbaglia perchè riconosce per primo la propria fallibilità. Abbiamo oggi un esempio di questo equilibrio in Paolo, quando chiamando Timoteo a seguirlo, decide di farlo circoncidere a motivo dei Giudei presenti il quella regione. Sappiamo bene quando Paolo abbia combattuto con il Collegio dei Dodici e degli Anziani per ottenere ai pagani il diritto di diventare cristiani senza l’obbligo di attenersi alla Leggi ebraiche… nonostante questo, nel momento in cui il principio di relatà si oppone, non ha remore a farse marci indeitro sui suoi principi! Notevole Paolo anche in questo: veramente un uomo libero! Buona giornata

FARE MEMORIA ATTRAVERSO L’AMORE

Più volte ci siamo detti che nel Vangelo di Giovanni non c’è il racconto dell’ultima cena con il riferimento al pane e al vino come nei Sinottici ma, al suo posto, il racconto della lavanda dei piedi: in Giovanni “fare memoria” di Cristo è mettersi al servizio dei fratelli fino al dono totale di sè. Ovviamente non dobbiamo vedere questa diversità come un’alternativa, dalla serie: l’importante è fare del bene e non celebrare messe… È chiaro, tuttavia, che la celebrazione della Messa non può per nessun motivo essere disgiunta dall’amore per i fratelli! Questo elemento è evidente nella ripetizione quasi pedante di Giovanni del comandamento di Gesù: «Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri». C’è poco da fare: sull’amore ci giochiamo tutto! Senza l’amore nella sua accezione di dono gratuito di sè, come cristiani, non abbiamo alcun senso di esistere! È facile? Assolutamente no! L’istinto a pensare a noi stessi, a curare il nostro tornaconto, è sempre ridondante nel nostro cuore… però, non possiamo dimenticarci che in questa realtà ci giochiamo la nostra di identità di figli di Dio! Facile riempirci la bocca della parola amore: se Gesù ne ha fatto un comandamento significa che tanto spontaneo non lo sarebbe mai stato per noi… Buona giornata

LA GIOIA: VIA TESTIMONIALE IDEALE

Il mondo ha fame di Cristo? A volte mi faccio questa domanda. Sono convinto di sì, seppure non credo che l’uomo sia in grado di riconoscerlo appieno. C’è fame di pienezza. C’è fame di gioia. C’è fame di verità. C’è fame d’amore. Ognuno cerca dentro le varie offerte spirituali – o pseudo tali – quella che più acquieta il bisogno ma difficilmente trova il compimento. Fuori dubbio che Dio, nella sua bontà infinita, sa mettersi nelle condizioni più disparate pur di raggiungere l’umanità amata… così, a tutti è dato di affrontare le prove della vita con un minimo di serenità. Alla fine, tuttavia, se non si arriva a Cristo, il buco nero della morte ha il sopravvento. Chi ha sperimentato la pienezza che viene da Cristo ha il compito della testimonianza: mostrare, manifestare con la vita che davvero la pace abita il loro cuore. A volte, purtroppo, capita che invece di testimoniare la gioia si manifesti una rigidità legalistica o dottrinale così stringente da impedire ed escludere un mare di persone che desidererebbero conoscere il Vangelo… È capitato nella prima comunità cristiana, dove un certo gruppo voleva imporre tutta una serie di condizioni per accedere all’esperienza cristiana. Giacomo, autorevolmente, dichiarò: «Io ritengo che non si debbano importunare quelli che dalle nazioni si convertono a Dio». Forse ne dovremmo tenere un po’ conto… Buona giornata

 

P.S. Una preghiera per Angelina nel suo esodo verso il Padre

LA PAROLA SULLA PIAZZA

Un tempo esisteva la piazza. Nella piazza si incontravano le persone e si parlava e si discuteva di tutto. Da qui è nato anche il detto “è bene non mettere tutto in piazza” perchè significa mettere tutto nel tritacarne degli umori e dell’istinto della massa. Essere giudicati dalla piazza è sempre una brutta cosa… la storia di Gesù ci dice qualcosa al riguardo. Oggi esistono le cosiddette “piazze virtuali”, i social network, dove tutti parlano ed esprimono giudizi e considerazioni su tutto e su tutti. La sostanziale differenza dalla piazza reale è che tutto rischia di essere asettico: uno scrive o risponde ma manca il “peso” della relazione, degli sguardi, delle smorfie… E così accade che le parole più che un ruolo di spiegazione e di argomentazione di una questione assumono una funzione di accusa violenta, di arma mortale! Le parole sono come pietre tirate a caso, chi colpiscono colpiscono, nessuno vede sangue, nè ferite, nè frustrazioni… Mi piace, a questo proposito, vedere come i cristiani della prima ora avevano affrontato questo problema: la folla esprimeva un pensiero, un disagio… «Allora si riunirono gli apostoli e gli anziani per esaminare questo problema»: e i responsabili approfondivano la questione esaminando tutto alla luce della Parola. Mi chiedo se i cristiani che scrivono sui social si attengano a questo criterio… Buona giornata

LA GIOIA DEL RITORNO AL PADRE

Il linguaggio della fede è radicalmente diverso da quello della carne. Noi, in forza dell’educazione del mondo, impariamo il linguaggio della carne: è quello più immediato, si basa sull’esperienza più spicciola, risponde al bisogno più istintivo… Il linguaggio della fede è tutto da imparare: ha bisogno di occhi nuovi, di una sensibilità più vigile, di una lettura simbolica della realtà. di una ricerca delle esigenze più profonde del cuore… Fondamentale per acquisire il linguaggio della fede è la Parola di Dio : essa spalanca scenari totalmente diversi da quelli ordinari! Aiuta a capire che c’è una dimensione molto più raffinata e gustosa della vita a cui il cuore anela ma che il nemico osteggia e oscura con tutti i mezzi. Nella Parola di oggi c’è un’espressione di Gesù che non può passare inosservata: «Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre, perché il Padre è più grande di me». È ovvio che Gesù avverte come i discepoli abbiano un amore nei suoi confronti molto carnale: capiscono che Gesù è una risorsa e desiderano non perdere un pied-a-terre così appetibile… Ma Gesù vuole mostrargli che ciò che cercano sarà ancora più vero nel momento in cui Lui si unirà totalmente al Padre! Cosa pensiamo quando un nostro caro ci lascia? Oltre alla tristezza del distacco c’è la gioia del suo ritorno al Padre? Buona giornata

 

Una preghiera per Francesco e Ilaria che oggi si uniscono in matrimonio secondo la mente di Cristo