LA FORZA DELLA SCHIETTEZZA

L’ho già dichiarato più volte, ma lo ripeto: san Paolo non finisce mai di piacermi! Un uomo tutto d’un pezzo, capace di lottare, di soffrire, di chiedere scusa, ma anche di puntare i piedi e chiedere rispetto! Capace di grandi gesti di umiltà e di obbedienza ma anche di forti prese di posizione! La vita di ogni uomo è così, deve essere così! Pensare che la santità sia pura abnegazione, umiliazione, silenzio, non è per nulla sano! Così come non è sanno pretendere di avere sempre la ragione in tasca, l’ultima parola… Come diceva il Qoelet: “C’è un tempo per tacere e un tempo per parlare”! Ebbene: nella pagina che leggiamo oggi dalla Lettera ai Galati troviamo questa testimonianza di san Paolo «quando Cefa venne ad Antiòchia, mi opposi a lui a viso aperto». Con Pietro aveva stretto un patto nel quale ognuno dei due si occupava di una categoria di persone mantenendo una profonda comunione seppure nella diversità. Pietro aveva ceduto a delle pressioni da parte dei suoi e pretendeva di imporre leggi e usanze ebraiche ai cristiani di origine greca: Paolo non ci sta! Se ci pensiamo, questa impuntatura di Paolo è il fondamento della nostra libertà di oggi! Come serve, a volte, picchiare i pugni… Buona giornata

 

p.s. Una preghiera per Alberto che oggi accompagniamo con la preghiera al suo incontro con il Padre

LA COSA PIÙ IMPORTANTE

«Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta». È il rimprovero che Gesù rivolge alla sorella che lo ha ospitato e che non riesce a fermarsi un attimo… certo che disporre la casa al meglio è importante; preparare il pranzo è importante; servire al meglio le persone sedute al tavolo è importante… ma accorgersi di chi fa visita, ascoltare le sue parole, mettersi in dialogo è prioritario a tutto! Proviamo ad immaginare di essere invitati a mangiare in una famiglia: nessuno che ci accoglie sulla porta, nessuno che ci parla, nessuno che ci fa sentire a casa… potranno esserci le portate più sfiziose del mondo, ci potrà essere la location più bella del mondo ma quell’invito sarà il meno gradito di tutti! Proviamo a pensare quanto siamo malati di protagonismo in tutto: dalla famiglia al lavoro, dalla scuola allo sport… sempre impegnati ad essere qualcuno, per farci accettare, per sentirci qualcuno… Gesù ci dice: tu vali a prescindere! Non agitarti per ottenere obiettivi autoreferenziali! Se poi penso ai genitori con i figli… quanta Marta e quanta poca Maria… occorre vigilare!

H.24 AL SERVIZIO DEL REGNO

Ieri, nella catechesi ai ragazzi che si preparano a celebrare i sacramenti della Confermazione e della Comunione, dicevo che la fede non si dimostra in Chiesa ma nel quotidiano, nelle cose che viviamo ordinariamente. Per rendere l’idea ho ricordato loro come, una volta, rilanciando una riflessione di Tonino Lasconi, conclusi la Messa dicendo: “La pace è finita: andate a Messa!“. L’idea era proprio quella di esortare a far sì che la celebrazione non fosse l’obiettivo della fede ma il punto di partenza, il motore propulsore, la forza scatenante per una vita davvero evangelica. È un concetto banalissimo ma che non è nelle corde del credere della maggioranza. Il vangelo che ascoltiamo oggi ancor più pone in evidenza la necessità di darsi da fare! Gesù, con la su Parola, esorta a spalancare gli occhi su quanto avviene attorno a noi e a prendercene cura. Alla domanda del dottore della Legge «E chi è mio prossimo?», Gesù non ribatte elencando delle categorie di persone ma racconta una storia evidenziando che occorre uscire dalla standardizzazione che vuole i credenti occupati nelle più disparate emergenze sociali… il prossimo è quello che incroci durante la giornata e che ti presenta il suo problema! Le professioni che esercitiamo non hanno a che fare tutte con un prossimo che ha bisogno? Esercitiamoci… Buona giornata

UNA VIGNA MAI ABBANDONATA

L’immagine della vigna è utilizzata spesse volte nella Sacra Scrittura. È considerata congeniale per rappresentare il valore
che l’umanità ha agli occhi di Dio. La vigna richiede cura attenta e permanente: ecco l’atteggiamento proprio di Dio nei confronti dell’umanità. A fronte di una cura così meticolosa, la Bibbia mette in risalto la sistematica indifferenza e infruttuosità dell’uomo…
È evidente dalle pagine bibliche che la vigna è proprietà di Dio. Non si tratta di una proprietà acquistata nel suo rigoglio ma nella sua più sordida condizione… solo un amore strabordante poteva giustificare la presa in carico di una vigna così devastata e corrotta! Eppure, gli occhi di Dio sono così: si volgono agli scarti, alle marginalità, alle povertà estreme, per poterle risollevare e farle splendere nel loro splendore primigenio.
Se la vigna è verdeggiante e rigogliosa è solo perché è stata oggetto di cura da parte di Dio. Senza il suo intervento sarebbe rimasta un deserto… la vigna è ignara delle cure del vignaiolo, le pare di fruttificare per virtù propria! Non c’è inganno più grande: ritenersi pieni di vita in forza di se stessi…
Israele, vigna scelta, più volte è incorsa in questo tranello del maligno… Qual è la scelta di Dio? Non è quella di vandalizzare la vigna ma quella di mandare vignaioli esperti per evitarne la rovina… ma tutti sono stati respinti! Che scelta rimane se non lasciare la vigna e piantare una vite nuova? Gesù è la vite nuova piantata nel campo di Dio: chi viene innestato in Lui porta frutto! Perché? Perché Gesù è in comunione con il Padre! Obbedisce alla sua Parola perché conosce il suo amore… Non ci sono cristiani o ebrei o altro: o siamo innestati in Cristo o non c’è possibilità di vita! Buoma domenica

CONOSCERE DIO

«Rivolto ai discepoli, in disparte, Gesù disse: “Beati gli occhi che vedono ciò che voi vedete”». È davvero così! Io non posso tacere la gioia che mi da l’aver fatto esperienza di Cristo! Non vorrei altro che tutti la potessero avere altrettanto! È uno spalancare gli occhi sul mondo in tutt’altra maniera! È avere una pace nel cuore inspiegabile! Capisco che non è per nulla un mio merito o una mia conquista… è solo Grazia! Forse, l’unico pezzetto che compete al’uomo è il desiderio! Ho sempre desiderato conoscere Gesù… e Lui si è fatto conoscere! Devo ammettere che, però, l’esperienza di Gesù non è un esercizio da farsi a tavolinoè la vita che te lo fa toccare con mano! Generalmente in esperienze piuttosto traumatiche e destabilizzanti! In questo senso è provvidenziale la testimonianza resa da Giobbe che oggi leggiamo nella prima lettura: dopo le prove subite perdendo cose, affetti e salute conclude «Io ti conoscevo solo per sentito dire, ma ora i miei occhi ti hanno veduto». Si parla di visione anche qui! Non è un sentimento, un pensiero, ma un fatto, un’esperienza concreta! Fintanto che non si passa dal torchio della croce non c’è l’esperienza della luce pasquale! Coraggio! Buona giornata