IL COMPITO DI ANNUNCIARE

Tante volte mi chiedo perché mi trovi a fare quello che faccio… perché occupo il mio tempo a parlare di Gesù e ad esortare a seguirlo? Non sarebbe sufficiente che io vivessi la mia fede personalmente e mi disinteressassi del destino di chi mi vive accanto? A volte mi sembra di gridare contro vento… il mondo va in tutt’altra direzione e io mi intestardisco nell’esortare alla conversione… tanti mal digeriscono questa interferenza nella loro vita, non è controproducente una insistenza troppo petulante? Leggo la testimonianza del profeta Elia e mi consolo: in Israele rimase lui solo come profeta di JHWH contro quattrocentocinquanta profeti di Baal… Ma il fuoco della sua testimonianza non si raffreddò: «Fino a quando salterete da una parte all’altra? Se il Signore è Dio, seguitelo! Se invece lo è Baal, seguite lui!». I suoi fratelli erano fortemente tentati di darsi alle pratiche dei culti idolatrici pur mantenendo una parvenza di fede nella religione dei Padri: era necessaria una presa di posizione netta! Come capisco Elia… Anche oggi vedo tanti che mantengono una sorta di apparente attaccamento alla ritualità cristiana ma nella vita manifestano tutt’altre scelte rispetto al Vangelo… Non voglio imporre nulla ma le scelte ibride non si sposano affatto con la gioia promessa da Gesù! Buona giornata

ESSERE QUELLO CHE SIAMO

Guardo all’elenco dei bambini per i quali i genitori hanno chiesto il battesimo quest’anno: sono 12. Fino a dieci anni fa erano almeno il triplo. È vero, sono calate le nascite ma, certamente, sta venendo avanti una generazione che ritiene di poter far tranquillamente a meno dei sacramenti. È un problema? Dal punto di vista strutturale è ovvio che si vanno ad incrinare alcune sicurezze sulle quali ci si appoggiava, ma dal punto di vista della fede, io credo sia una grossa opportunità. Da tempo dico che essere cristiani non è un obiettivo da raggiungere ma una condizione da vivere. Questo versetto del Vangelo di Matteo lo conferma: «Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte». Essere battezzati è essere illuminati. Chi è illuminato non deve cercare di fare luce: lo è e basta! A nessuno viene in mente di chiedere al sole di illuminare… Se i battezzati non illuminano il mondo, se non sono visibili, se non mostrano un modo di vivere che rischiara le tenebre di chi vive senza Gesù, significa che non hanno accolto in loro il Vangelo! Non c’è bisogno di più soli nel mondo… ne basta uno! Basta che faccia quello che deve fare! Chi ha orecchi per intendere… Buona giornata

 

p.s. Preghiamo per valentino che ritorna al Padre da figlio grazie al dono di Cristo

RIPARTIRE DALLE BEATITUDINI

«Beati i poveri… Beati quelli che sono nel pianto… Beati i miti… Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia… Beati i misericordiosi… Beati i puri di cuore… Beati gli operatori di pace… Beati i perseguitati per la giustizia… Beati voi quando vi insulteranno...». Quale credente non conosce le Beatitudini? Ma ancora più profondamente: quale credente non sente il morso della coscienza nell’applicarle al proprio modo di pensare? Siamo tutti tanto distanti da questa logica: il mondo ci ha fagocitato offrendoci scorciatoie per esistenze forse più mediocri ma meno impegnative… Il fatto è che se anche noi cristiani non portiamo avanti la profezia evangelica non c’è più speranza per un mondo secondo il paradigma di Cristo! Ogni volta che mi trovo a trattare questioni mondane mi accorgo di quanta freddezza, di quanto opportunismo, di quanto menefreghismo c’è in giro: ognuno pensa per sè e l’unica maniera per riscuotere attenzione è fare la voce più grossa… L’equilibrio, la mitezza, la benevolenza che Gesù ha insegnato fanno ormai parte di un mondo che non c’è più! Non occorre generalizzare facendo di ogni erba un fascio, tuttavia, non si può nascondere la deriva valoriale in atto. Sentiamoci ancora interpellati dalle Beatitudini… solo nella fede si comprendono… Buona giornata

PREGHIERA VIA DI CONOSCENZA

Quando ci si decide di scrutare la Trinità, cercando di inquadrarla dentro le nostre categorie razionali e filosofiche, si va inevitabilmente in crisi: è un mistero che sfugge, che non si lascia afferrare! Ed è un bene che sia così: Dio è relazione di persone e, in quanto tale, si rivela a chi lo ama, non a chi lo vuole definire! Chi di voi, se si presentasse una persona e vi dicesse “Quando ti avrò studiato e capito forse ti amerò”, si aprirebbe e mi mostrerebbe con totale trasparenza? Dio, in quanto comunione tra Padre e Figlio e Spirito Santo, è conoscibile solo dentro una relazione gratuita d’amore! Ci sono degli scritti di mistici che arrivano ad una profondità tale di intimità con Dio da brividi! E si capisce che la conoscenza è una vera e propria storia d’amore: c’è una passione, un trasporto, un desiderio, che sembra di avere a che fare con un rapporto tra marito e moglie… Quanto aridi sono, invece, le definizioni teologiche fatte a tavolino, dove la Trinità si riduce ad un concetto complicato e asettico in cui l’Amore è citato ma non è l’anima di tutto! Per questo è quanto mai opportuno gustare la Liturgia della Parola di oggi dove emerge come di Dio si può parlare solo dentro una relazione e non dentro un laboratorio di analisi scientifica… Nel libro dell’Esodo vediamo come Dio riveli il suo volto a Mosè dentro un’esperienza di preghiera. E come si presenta Dio? «Il Signore, il Signore, Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di amore e di fedeltà» . E come si sente Mosè? «Se ho trovato grazia ai tuoi occhi, Signore, che il Signore cammini in mezzo a noi. Sì, è un popolo di dura cervìce, ma tu perdona la nostra colpa e il nostro peccato: fa’ di noi la tua eredità» . Misericordia e peccato, fedeltà e infedeltà, grazia e umiltà: tutto invoca relazione e comunione… e si conosce Dio… e si conosce l’uomo!

ANNUNCIARE SENZA PERDERSI D’ANIMO

Voi sapete come il battesimo sia il sacramento fondante della vita cristiana: immersi nel fonte, moriamo a noi stessi e partecipiamo della stessa vita di Cristo. Educati dalla Parola e nutriti dall’Eucaristia arriviamo a prendere coscienza di una missione specifica nel mondo: ecco i sacramenti dell’ordine e del matrimonio. Entrambi sono doni dello Spirito per testimoniare ai fratelli l’amore di Cristo nel dono della propria vita. Un prete dentro una comunità e un papà e una mamma dentro una famiglia. Per questo, consiglio a tutti, preti e sposi, di leggere attentamente la Lettera di San Paolo apostolo al discepolo Timoteo: si trovano descritte tutte le gioie e le fatiche proprie della missione di una attualità quasi incredibile. Sentite queste parole: «Verrà giorno, infatti, in cui non si sopporterà più la sana dottrina, ma, pur di udire qualcosa, gli uomini si circonderanno di maestri secondo i propri capricci, rifiutando di dare ascolto alla verità per perdersi dietro alle favole. Tu però vigila attentamente, sopporta le sofferenze, compi la tua opera di annunciatore del Vangelo, adempi il tuo ministero». Non abbiamo la stessa percezione? Il mondo non sta dando retta a tutto, anche alle banalità più becere, piuttosto che ascoltare Gesù? Ebbene sì! San Paolo suggerisce di perseverare nell’annuncio… punto! Facciamolo… con fede. Buona giornata