Che Giuseppe, figlio di Giacobbe, fosse una persona speciale lo aveva capito benissimo anche il faraone d’Egitto che, grazie alla sua capacità di leggere e interpretare i sogni, lo nominò suo primo ministro. Ma Giuseppe non era un veggente alla stregua dei veggenti di allora, molti dei quali veri e propri imbonitori… Giuseppe era un contemplativo! Ossia: era uno uomo che leggeva la storia riconoscendo a Dio il protagonismo assoluto nella conduzione! Questa visone della storia è evidente nel racconto che leggiamo oggi nella liturgia della Parola, quando, alla richiesta di perdono dei fratelli non compie un atto di benevolenza, non fa “la grazia”… piuttosto, riconosce che anche l’atto cattivo dei fratelli rientrava nelle strategie di salvezza di Dio! In qualche maniera, Giuseppe perdona perché è giusto perdonare, perché tutto ha senso dentro una visione più grande della storia! Che cosa fa chi non è un contemplativo? Guarda la storia dal suo misero e povero punto di vista! Mette se stesso al centro e nell’immediato giudica ogni cosa in base al ritorno che ha su di lui…  Se nelle situazioni critiche  invece di sentenziare subito avessimo la pazienza di attendere un poco, quante cose si chiarirebbero e prederebbero tutt’altra valutazione… esercitiamoci! Buona giornata