Non c’è dubbio che ognuno di noi cerchi di piacere a qualcuno: o alla moglie, o al marito, o al datore di lavoro, o a qualche amico, o all’opinione pubblica… la stima e il rispetto ci danno forza e determinazione. Il problema sorge quando ci si domanda il perché e il come! Perché desideriamo piacere? Come desideriamo piacere? Dalla risposta a queste domande ne deriva la bontà o meno del nostro comportamento. Gesù è perentorio nel giudizio verto gli scribi e i farisei: «le loro opere le fanno per essere ammirati dalla gente». Se lo scopo è unicamente la nostra ammirazione siamo alla frutta! Si tratta di una gloria effimera, apparente, inutile… il criterio autentico affinché ricevere la stima è positivo è Dio! Ossia l’amore! Se grazie all’amore che abbiamo imparato da Gesù la gente apprezza il nostro comportamento è una grazia! Ma attenzione: guai se la stima si ferma su di noi, se diventa una modalità attraverso la quale il nostro ego si pompa… Tant’è che Gesù ricorda: «vedano le vostre opere buone e diano gloria al Padre vostro che è nei cieli»! Basta guardare Gesù: ogni volta che riceveva un apprezzamento subito lo attribuiva al Padre… per la gloria di Dio! Se diventiamo uomini e donne che fanno alzare gli occhi al cielo siamo una benedizione… altrimenti un fatidico tradimento… Buona giornata