Istintivamente siamo portati a guardare il cielo quando abbiamo bisogno di qualche grazia: la divisione tradizionale che colloca Dio in cielo e il diavolo sottoterra ci fa tenere gli occhi in alto più che in basso quando si tratta di invocare l’intervento di Dio per essere salvati! Ora, leggendo l’antifona all’alleluia ci è suggerito di pregare così: «Stillate, cieli, dall’alto e le nubi facciano piovere il Giusto; si apra la terra e germogli il Salvatore». È vero: dal cielo ci deve essere un intervento ma è dalla terra che nasce il Salvatore! Quella tentazione miracolistica che serpeggia sempre tra i credenti va un po’ superata: la salvezza non ha a che fare con un entrata a piedi pari di Dio nella vita dell’uomo ma è una discreta azione di sottofondo perché dalla libertà dell’uomo emerga una disposizione alla corrispondenza alla sua volontà! Nella terra, cioè nella vita quotidiana, ci sono i presupposti per fare esperienza dell’amore di Dio! La vita non va mai considerato un frattempo, una situazione di mezzo, una sorta di sospensiva della vera gioia…  la vita è il luogo preposto alla sperimentazione della salvezza! O siamo salvi nella carne o non siamo salvi! Guai alle spiritualità sprezzanti della carne… Buona giornata