Il vangelo di questa domenica ancora insiste sul dovere cristiano della riconciliazione: Gesù desidera che i suoi discepoli abbiano a cuore la comunione come il criterio fondamentale di azione. La prima cosa che un battezzato deve custodire nel cuore come desiderio è la comunione con tutti! È un po’ quello che san Paolo in maniera mirabile sintetizza nella Prima lettera ai Corinti: «Queste le tre cose che rimangono: la fede, la speranza e l’amore; ma di tutte più grande è l’amore»! È bene che sempre rifuggiamo dal pericolo di cadere nel moralismo: l’amore non è un impegno che dobbiamo esercitare per essere più bravi ma per agire alla maniera di Dio. Gesù non ha mai messo davanti l’appartenenza religiosa o ideologica… a Gesù interessava l’uomo e lo amava così come era, bravo o cattivo, santo o peccatore, ebreo o pagano… a Gesù interessava portare al Padre, ossia stabilire nella comunione, ogni uomo! La risposta della fede non poteva che essere una scelta interiore di chi veniva investito della carità di Cristo… mai era lo scopo primario! Per agire a favore della comunione, dentro la storia fatta di uomini peccatori, non si può che aver bisogno di allenare l’arte del perdono! Anche qui, non in maniera moralistica, per essere più bravi… ma semplicemente perché così Dio agisce con noi! La parabola che ascoltiamo oggi dove un servo a cui è condonato un debito esagerato non è capace di condonare pochi spiccioli ad un amico è il paradosso che non può non provocare la conversione… Noi facciamo quello che abbiamo sperimentato per primi: se non sappiamo perdonare è perché, forse, crediamo di non essere mai stati perdonati sul serio… ci pensiamo giusti… il vero peccato!