Dal «Commento alla Lettera ai Galati» di sant’Agostino, vescovo

«Cristo sia formato in voi».

Cristo nasce e si forma in colui che crede per mezzo della fede, esistente nell’uomo interiore; in colui che è chiamato alla libertà della grazia; in colui che è mite e umile di cuore, e che non si gloria nella nullità dei suoi meriti e delle sue opere; in colui che ascrive i suoi meriti al dono divino. Costui si identifica con Cristo. Così colui che ha detto: «Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me» (Mt 25, 40), chiama il vero credente il più piccolo dei suoi, cioè un altro sé stesso. Infatti, Cristo viene formato in chi riceve l’immagine di Cristo. Ma riceve l’immagine di Cristo, chi aderisce a Cristo con vero amore spirituale. Ne segue che egli diventa copia di Cristo e, per quanto lo consente la sua condizione, diventa Cristo stesso. Così afferma Giovanni: «Chi dice di dimorare in Cristo, deve comportarsi come lui si è comportato» (1 Gv 2, 6).

Buona giornata.

Dalle «Lettere ai suoi confratelli» di san Girolamo Emiliani

«Dobbiamo confidare soltanto nel Signore».

[…] Dio vi vuole provare come l’oro nel crogiuolo. Infatti, le scorie dell’oro sono distrutte dal fuoco, ma l’oro buono rimane e aumenta di valore. Allo stesso modo Dio si comporta con il servo buono che spera e rimane fermo in lui nelle tribolazioni. Dio lo solleva e di quelle cose che per suo amore ha abbandonato, gli darà il centuplo in questo mondo e la vita eterna nel futuro. In questo modo egli si è comportato con tutti i santi. Così fece con il popolo d’Israele dopo quanto aveva sofferto in Egitto: non solo, infatti, lo trasse fuori di là con tanti prodigi e lo nutrì con la manna nel deserto, ma gli concesse anche la terra promessa. Se pertanto anche voi sarete costanti nella fede contro le tentazioni, il Signore vi concederà pace e riposo a tempo debito in questo mondo, e per sempre nell’altro.

Dalle «Omelie sulla Genesi» di Origene, sacerdote

«Il sacrificio di Abramo».

Che cosa viene ora? Disse Isacco a suo padre Abramo: Padre (cfr. Gn 22, 7). Questa voce del figlio in un momento simile è la voce della tentazione. Infatti come pensi tu che quel giovinetto, in procinto di essere immolato, non abbia con la sua voce sconvolto il cuore paterno? E sebbene Abramo fosse alquanto duro per la sua fede, rispose tuttavia con voce che tradiva l’affetto paterno: «Che vuoi, figlio?». E lui: «Ecco qui», disse, «il fuoco e la legna, ma dov’è l’agnello per l’olocausto?». Abramo rispose: «Dio stesso provvederà l’agnello per l’olocausto, figlio mio» (Gn 22, 7-8). Mi commuove questa risposta di Abramo, così delicata e prudente. Non so che cosa egli prevedesse nella sua mente, poiché non parla al presente ma al futuro: «Dio provvederà l’agnello». Al figlio che chiedeva in presente dà la risposta in futuro; poiché lo stesso Signore avrebbe provveduto l’agnello nella persona di Cristo. Buona giornata.

Il Messaggio per la 45ª Giornata Nazionale per la Vita

Per una “cultura di vita”

Il Signore crocifisso e risorto – ma anche la retta ragione – ci indica una strada diversa: dare non la morte ma la vita, generare e servire sempre la vita. Ci mostra come sia possibile coglierne il senso e il valore anche quando la sperimentiamo fragile, minacciata e faticosa. Ci aiuta ad accogliere la drammatica prepotenza della malattia e il lento venire della morte, schiudendo il mistero dell’origine e della fine. Ci insegna a condividere le stagioni difficili della sofferenza, della malattia devastante, delle gravidanze che mettono a soqquadro progetti ed equilibri… offrendo relazioni intrise di amore, rispetto, vicinanza, dialogo e servizio. Ci guida a lasciarsi sfidare dalla voglia di vivere dei bambini, dei disabili, degli anziani, dei malati, dei migranti e di tanti uomini e donne che chiedono soprattutto rispetto, dignità e accoglienza. Ci esorta a educare le nuove generazioni alla gratitudine per la vita ricevuta e all’impegno di custodirla con cura, in sé e negli altri. Ci muove a rallegrarci per i tanti uomini e le donne, credenti di tutte le fedi e non credenti, che affrontano i problemi producendo vita, a volte pagando duramente di persona il loro impegno; in tutti costoro riconosciamo infatti l’azione misteriosa e vivificante dello Spirito, che rende le creature “portatrici di salvezza”. A queste persone e alle tante organizzazioni schierate su diversi fronti a difesa della vita va la nostra riconoscenza e il nostro incoraggiamento.

Dalla Costituzione «Gaudium et spes»

«L’attività umana».

Molti nostri contemporanei sembrano temere che, se si fanno troppo stretti i legami tra attività umana e religione, venga impedita l’autonomia degli uomini, delle società, delle scienze. Ora se per autonomia delle realtà terrene intendiamo che le cose create e le stesse società hanno leggi e valori propri, che l’uomo gradatamente deve scoprire, usare e ordinare, allora si tratta di una esigenza legittima, che non solo è postulata dagli uomini del nostro tempo, ma anche è conforme al volere del Creatore. Infatti, è dalla stessa loro condizione di creature che le cose tutte ricavano la loro propria consistenza, verità, bontà, le loro leggi proprie e il loro ordine; e tutto ciò l’uomo è tenuto a rispettare, riconoscendo le esigenze di metodo proprie di ogni singola scienza o arte. Perciò se la ricerca metodica di ogni disciplina procede in maniera veramente scientifica e secondo le norme morali, non sarà mai in reale contrasto con la fede, perché le realtà profane e le realtà della fede hanno origine dal medesimo Dio. Anzi, chi si sforza con umiltà e con perseveranza di scandagliare i segreti della realtà, anche senza che egli se ne avveda, viene come condotto dalla mano di Dio, il quale, mantenendo in esistenza tutte le cose, fa che siano quello che sono. A questo punto, ci sia concesso di deplorare certi atteggiamenti mentali, che talvolta non mancano nemmeno tra i cristiani. Alcuni per non avere sufficientemente percepito la legittima autonomia della scienza, suscitano contese e controversie e pervertono molti spiriti a tal punto da farli ritenere che scienza e fede si oppongano tra loro.