LA VITA SECONO LO SPIRITO

«So che lo Spirito Santo, di città in città, mi attesta che mi attendono catene e tribolazioni. Non ritengo in nessun modo preziosa la mia vita, purché conduca a termine la mia corsa e il servizio che mi fu affidato dal Signore Gesù, di dare testimonianza al vangelo della grazia di Dio», sono le parole di Paolo all’assemblea degli anziani presso la comunità di Efeso. È chiarissima la sua totale conformazione a Cristo. Come lo Spirito Santo sospinge Gesù nel Getzemani per la lotta tra carne e spirito, così sospinge Paolo nelle catene e nelle tribolazioni. Quanto è diverso il nostro modo di intendere l’opera dello Spirito in noi… noi cerchiamo consolazioni, cerchiamo semplificazioni, cerchiamo soluzioni… Ma questa non è il vero cammino spirituale! La vita appagante secondo la carne niente ha a che fare con la vita salvata secondo lo spirito. Proviamo a gustare il livello di indifferenza verso sé a cui Paolo è approdato: non gli importa della sua vita! La vita o serve ad annunciare il Vangelo o serve solo a riempire un solco di terra e marcire… Abbiamo anche noi come unico interesse quello di testimoniare Cristo oppure nutriamo tutt’altre ambizioni? immagino di sapere la risposta… coraggio! È il tempo della nostra conversione… Buona giornata

DOVE OSA LO SPIRITO

Gesù è asceso al cielo. Ha promesso il dono dello Spirito santo. Non si tratta di un di più ma dell’essenziale: senza lo Spirito che è amore non c’è comunione nè con Dio nè con i fratelli! Si può sapere tutto di Dio eppure non avere la fede, non avere l’amore… Sentite che cosa raccontano gli Atti degli Apostoli del viaggio di san Paolo a Corinto: «Paolo, attraversate le regioni dell’altopiano, scese a Èfeso. Qui trovò alcuni discepoli e disse loro: “Avete ricevuto lo Spirito Santo quando siete venuti alla fede?”. Gli risposero: “Non abbiamo nemmeno sentito dire che esista uno Spirito Santo”». È lo Spirito santo che rende viva ogni cosa, che da un senso e una pregnanza di significato alla realtà. Senza lo Spirito si è nella semplice dimensione della carne: la creazione è un caso… Gesù è un semplice uomo… noi siamo effimere comparse dentro una storia senza direzione… Senza lo Spirito nulla è sacramentale: ogni cosa parla solo di sè e di niente altro… tutto è piatto… tutto è pura materia… Senza lo Spirito si svuota la vita, si annichiliscono le cose, si imbalsama Dio… Quando c’è lo Spirito, al contrario, tutto rifiorisce!  E si vede! Per chi ha occhi… Buona giornata

CRISTO È ALL’OPERA NELLA CHIESA

«Gli undici discepoli andarono in Galilea»: la missione scaturisce da una obbedienza. Gesù aveva ordinato alle donne, a cui era apparso dopo la risurrezione, di andare dai discepoli e dire loro che li avrebbe attesi in Galilea. La Galilea è territorio pagano: occorre uscire dai luoghi ordinari, dallo stretto giro dei vicini e diventare “Chiesa in uscita”, direbbe oggi papa Francesco. «Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono»: fede e dubbio si accompagnano sempre. La fede aiuta a piegare il capo in un gesto di riverenza e di abbandono al mistero; il dubbio interroga il cuore e la mente e obbliga a dare “ragione della speranza” che si è incontrata. Fede e ragione non si scontrano ma si alleano nel riconoscimento comune della medesima bellezza. «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra»: la missione non è un’avventura solitaria di pionieri coraggiosi e spavaldi. La missione continua ad essere, come all’inizio, di Gesù, il quale ha in mano le redini della storia e la conduce secondo la volontà del Padre che è quella di salvare ogni uomo. Di questa missione occorre essere partecipi, non di proprie iniziative puritane. «Fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli…, insegnando loro a osservare…»: fare discepoli non significa fare adepti! Fare discepoli significa mostrare una VIA da seguire. Significa avviare percorsi di conversione che partano dall’immersione nella Grazia della Pasqua e continuino in una compagnia che segna il passo giorno per giorno, dentro le pieghe della storia. Il “partire di Gesù”, il suo andare in cielo non è una carta in bianco ai discepoli ma è una rassicurazione circa la sua costante presenza in loro, nella comunione dello Spirito… non siamo soli!

PREGARE NEL NOME DEL FIGLIO

Tutti pregano! Ebrei, cristiani, mussulmani, buddisti, induisti, animisti… tutti pregano. Ma pregano tutti alla stessa maniera? Al di là delle forme, delle lingue, dei riti: l’atteggiamento del cuore è lo stesso? C’è un dato fondamentale: l’uomo prega, cioè si rapporta con il mistero, persino l’agnostico, interrogandosi, prega… di fronte alla complessità della vita o ci si affida, o si impreca o si sospende il pensiero! Potremmo dire che tutto questo è preghiera… Però, Gesù, quando fu interrogato dai discepoli sul come pregare definì un contorno alla preghiera cristiana per distinguerla radicalmente dalle altre forme di preghiera: insegnò loro a dire “Abbà, Padre…”. Attenzione: sappiamo benissimo che nessuno di noi è nato da Dio! Pertanto, sarebbe ridicolo se pensassimo di chiamare Dio “padre” senza averne le legittime credenziali… tant’è che solo Gesù può effettivamente rivolgersi a Dio chiamandolo Padre: Lui solo è il Figlio! Ma qual è il dono spropositato che Gesù fa a noi suoi discepoli: lo leggiamo oggi nel Vangelo «In verità, in verità io vi dico: se chiederete qualche cosa al Padre nel mio nome, egli ve la darà». Gesù ci permette di pregare “nel suo nome”! Consegna a noi la sua identità affinché il Padre, in noi senta la voce stessa del Figlio… per questo ogni cosa che chiediamo da figli il Padre non mancherà di regalarcela! Buona giornata

DIVENTARE FIGLI

Già altre volte ce lo siamo detti: l’esperienza del cristiano è un’esperienza pasquale cioè di morte e risurrezione. Di fronte ai momenti bui non occorre abbattersi: fanno parte della vita che è chiamata a risorgere. Non c’è occasione che non debba essere inserita nella dinamica salvifica: il Padre in Gesù ci ha mostrato che il momento del Getzemani, nonostante la sua drammaticità, fa parte del cammino di gloria del Figlio. I discepoli diranno “Era necessario che il Figlio di Dio patisse…”! Anche il vangelo di oggi ribadisce questa verità: «ora, siete nel dolore; ma vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e nessuno potrà togliervi la vostra gioia». C’è un dolore sano! Il nostro mondo ci ha abituati ad anestetizzare tutto… i bambini non devono avere dolori… gli adulti non devono avere malesseri… bisogna sempre stare bene! Se non si sta bene, ci insegnano, dobbiamo curarci! In realtà, il dolore è una spia sana nel cammino di conversione: il più delle volte, ci accorgeremo che è espressione del nostro egocentrismo! Il dolore dei discepoli è dovuto alla perdita della propria sicurezza… non hanno voglia di affrontare la vita secondo il Figlio! Il dolore segnala una possibile nascita: stanno diventando Figli! Appeno lo diventeranno nessuno più potrà spegnere la gioia del loro cuore! Buona giornata